Posture yogiche per praticare la meditazione
L’atteggiamento con il quale l’essere umano si manifesta all’esterno è dato dall’azione. La maggior parte di noi pensa che l’unico scopo nella vita sia di essere quanto più presenti in un ambiente sociale, secondo un programma in genere molto intenso. Questo coinvolgimento sociale orienta le percezioni eccessivamente e ben al di fuori di noi stessi.
Le azioni che cosi realizziamo ci portano in una „corrente” che scorre verso l’esterno. Di seguito, vi proponiamo un cammino „contro corrente”. Esso conferisce un’altra dimensione a tutti i processi comuni della vita, orientandoci necessariamente verso l’interno. Questo ritorno ad una dimensione talvolta poco considerata della vita si chiama meditazione.
La meditazione ha quale scopo, in una prima fase, l’interiorizzazione; in seguito, l’ottenimento di un controllo sui vari piani del nostro essere, per avanzare ulteriormente nel mondo della consapevolezza, passo dopo passo, fino alla rivelazione del Se Supremo, Atman. Cosi, analogicamente parlando, si può dire che la meditazione sia un processo che si inserisce nella nostra corrente comune del grande fiume della vita, allo scopo di riportarci alla sorgente ultima.
Nella vita di tutti i giorni, i pensieri e le azioni ci attirano illusoriamente verso l’esterno. Però, mantenendoci in questo stato, non riusciremo a tornare alla fonte iniziale di tutte le cose. Per questo, è necessario navigare contro corrente, talvolta ripercorrendo tutto il fiume all’indietro, fino a dove sgorga. Il primo passo, per continuare in questa analogia, è quello di creare una diga lungo il fiume, per controllare il suo fluire. Per ottenere ciò è necessario porre il nostro corpo in una posizione tale da influire sullo stesso corpo fisico, sui nostri sentimenti e sul nostro piano mentale. In linguaggio yogico questo significa sederci in una postura corporale (asana).
Gli atteggiamenti corporali che esprimono la non-azione
Nel trattato fondamentale Yoga Sutra di Patanjali si indica che per poter meditare in modo efficace è indispensabile passare dallo stadio detto asana. In sanscrito, la traduzione letterale di asana è postura.
Ci sono varie posture corporali (asane) che favoriscono in particolare l’ottenimento e poi il mantenimento di uno stato di meditazione, come ad esempio quella del Loto (Padmasana), la postura Perfetta (Siddhasana) ed altre che vedremo di seguito.
La Postura del Loto (Padmasana)
La postura del Loto viene considerata essenziale per la meditazione, illustrando perfettamente il principio della calma totale della mente, che favorisce il distacco ulteriore da tutto quanto è esterno a noi. In questa postura potremo raggiungere molto più facilmente un’immobilità naturale e liberamente assunta; cosa che amplifica moltissimo l’efficacia nella pratica della meditazione. Questa attitudine posturale esprime, forse al meglio, la volontà di non essere più orientati in prevalenza all’esterno, di non disperderci, di non agire più. Occorre qui specificare il fatto che la non-azione non si riferisce solo alle modalità di azione esteriore ma, in una fase più avanzata della pratica spirituale, anche a quelle interiori.
Cosi, non basta adottare una posizione nella quale non possiamo agire fisicamente, nel mondo circostante, ma è anche necessario che la nostra psiche sia allontanata dalla tendenza di orientarsi all’esterno. L’asana scelta sarà per questo l’espressione corporale con la quale, mettendoci all’unisono con energie specifiche, si potrà realizzare sinergicamente quanto compreso nella definizione iniziatica di un’asana, ossia quella „inclinazione comune del corpo, dell’animo e della mente di vibrare all’unisono con l’infinito”.
Il Loto non è tuttavia una posizione accessibile alla maggioranza delle persone contemporanee. Non ci riferiamo solo alla posizione del corpo nel realizzarla, ma anche nel mantenerla sufficientemente per realizzare una vera meditazione. Patanjali raccomanda allorquando desideriamo meditare di trovare una posizione facile e comoda, poiché ogni disturbo o dolore sono degli ostacoli verso una focalizzazione ininterrotta e fissa sul nostro scopo. D’altro canto, gli yogi considerano che la maestria in una postura si attinga solo quando si può mantenere la postura facilmente per oltre 3 ore e 48 minuti; un periodo durante il quale, come affermano i testi fondamentali Yoga, gli effetti diventano concertati, simultaneamente nei tre mondi – fisico, astrale e causale.
La postura piacevole (Sukhasana)
Coloro che non si sentono comodi nel Loto non devono disperarsi. Accedere ad uno stato meditativo è ancora possibile, in quanto possono realizzare la Postura piacevole (Sukhasana), che conosciamo quasi tutti sin dall’infanzia, quando trovavamo naturale sederci alla „turca” quando ci catturava l’attenzione un gioco statico.
In realtà, uno degli elementi essenziali è costituito dalla posizione corretta della colonna vertebrale. La posizione delle gambe deve consentire di tenere la colonna quanto più diritta; questo dipende, come si vedrà, dall’angolo di inclinazione del bacino rispetto al supporto sul quale poggiano i glutei.
La postura del Diamante (Vajrasana)
Un’altra variante presenta un’attitudine simile a quelle di tipo Zazen, la postura del Diamante (Vajrasana), che presentiamo di seguito in una versione semplificata.
Stiamo in ginocchia a terra. Si piegano le piante dei piedi in modo da formare una conca su cui ci sediamo mantenendo i piedi ad una distanza di circa un palmo. Ci sediamo sulle piante e teniamo le mani sulle cosce. Se anche cosi ci è difficile, arrotoliamo una coperta sulla quale ci sediamo, mettendola però longitudinalmente, tra le piante dei piedi. La postura diverrà allora molto più comoda.
Se anche questa asana è scomoda la principiante, si potrà in ultima istanza ricorrere ad una sedia, per sedersi con la schiena diritta, senza appoggiarsi allo schienale.
Il corpo deve sostenersi da solo
L’elemento essenziale in ogni postura di meditazione è dato dal posizionamento verticale della colonna vertebrale. Per fare ciò, il bacino non si tiene perpendicolare a terra o piegato all’indietro, ma deve pendere leggermente con la parte superiore in avanti. Questa leggera spinta del bacino in avanti conferisce stabilità ed immobilità a tutta la postura. Cercheremo poi di raddrizzare le spalle dal basso verso l’alto, allineando ogni vertebra, equilibrando cosi tutto il tronco, fino alla vertebra cervicale. La testa rimane leggermente all’indietro, con il mento lasciato leggermente verso il basso. Potremo dire di aver realizzato correttamente questa postura quando potremo rilassare tutti i muscoli del capo e del collo, mantenendolo perfettamente immobile nell’attitudine scelta.
Posizionare verticalmente la colonna vertebrale
Quando ci troviamo in un’asana di meditazione il corpo deve sostenersi da solo, avendo tutti i muscoli completamente distesi. Sul viso non ci deve essere nessuna increspatura, né una piega o traccia di preoccupazione. La lingua rimane rilassata o può essere che la sua punta tocchi la radice degli incisivi o delle gengive superiori. Quest’ultima posizione è meno rilassante, ma permette di realizzare un’attitudine specifica di arresto delle „verbalizzazioni” mentali, inibendo i centri psichici della fonazione e implicitamente l’organo psichico dell’espressione verbale. Lo sguardo sarà orientato verso la punta del naso, in un leggero strabismo convergente, gli occhi tenuti semi-chiusi o chiusi. Si può anche orientare verso un punto situato tra le sopracciglia, ma questa posizione è meno rilassante per i principianti.
La realizzazione di una meditazione profonda è solitamente condizionata dalla realizzazione corretta della posizione di meditazione, che a sua volta richiede una mobilità e una presa di coscienza adeguata sulla colonna vertebrale e su tutto il corpo, cosa che implica la pratica giornaliera delle asane.
Iniziare a meditare
Tutti sono più o meno interessati alla meditazione… ma cosa significa di fatto meditazione? E come si fa?
Meditare significa ascoltare il Divino. E’ una pratica che porta alla conoscenza di sé, dentro di sé. Elimina l’agitazione della mente e le tensioni interiori. Con la semplice tecnica che vi presentiamo inizierete un viaggio affascinante nel regno della verità.
I momenti più propizi per praticare la meditazione sono prima che sorga il sole e alla sera, prima di andare a dormire. Tenendo però conto del programma intenso dei nostri giorni, ogni momento va bene. La durata raccomandata per praticare la meditazione è di almeno 20 minuti, due volte al giorno. E’ anche bene evitare di meditare quando siete stanchi o sfiniti.
Un semplice esercizio meditativo
La meditazione si può praticare stando seduti o in determinate posture yogiche come indicato (Sukhasana, Vajrasana, Padmasana)
Chiudete gli occhi, eliminate il più possibile ogni tipo di pensieri, di preoccupazioni interiori. Diventate coscienti del vostro corpo. Coscientizzate il contatto del corpo con la superficie sulla quale sedete. Restate attenti al modo in cui le mani si posano sulle gambe, come le gambe si toccano tra di loro, ecc.
Rilassatevi gradualmente, iniziando dalla gamba sinistra, dal basso verso l’alto, poi la gamba destra, il braccio sinistro, il braccio destro, globalmente, dal basso verso l’alto, il collo, la testa.
Focalizzate adesso l’attenzione sul processo respiratorio. Osservate da vicino il ritmo del respiro, sentendo come l’aria e l’energia da questa veicolata entra ed esce dal vostro corpo.
Coscientizzate questo processo divino con il quale l’energia attraversa il vostro corpo e vi mantiene in vita. Sentite il miracolo della respirazione.
Una volta ottenuta la concentrazione, mantenendola in profondità diventa meditazione. Questa vi porterà poi sempre più nel profondo del vostro essere. Nella pratica della meditazione è necessario che siate quanto più coscienti, che abbiate uno stato di „testimone”.
Il testimone silenzioso che è in voi guarda con i vostri occhi mentre siete nello stato di veglia; è colui che osserva i sogni e la meditazione. Passate adesso alla tappa seguente. Restate molto attenti a qualunque pensiero che vi passa per la testa. Da dove proviene quest’ultimo pensiero? Che cosa ha portato in voi? Come vi ha trasformato? Dove se ne va quando scompare dalla vostra mente? Chi è quello che analizza questo pensiero? Tuttavia, esiste un „io” che osserva tutto. Egli è l’unico che esiste davvero e che è sempre esistito dentro di voi, senza saperlo. Questo è il vero stato di meditazione. In questo stato potete rinunciare al punto di concentrazione e gustarvi appieno la meditazione.
La meditazione ci porta più vicini al Divino, offrendoci accesso allo stato di Grazia che ci risveglia spiritualmente.Alcuni dei fenomeni che potete sperimentare durante la meditazione sono: vibrazioni spontanee in diverse parti del corpo, la visione di bellissimi colori che non si possono vedere in stato di veglia, esperienze auditive (suoni armoniosi), immagini da sogno (tra le quali alcune portando simboli importanti e che vi possono portare in altri mondi, al di fuori del piano fisico nel quale siete), un sentimento di calore e rilassamento nella zona del cuore, movimenti spontanei del corpo, sentimenti di profonda felicità e pace, la scomparsa di sentimenti spiacevoli e l’alleviamento di tensioni ai muscoli.
La meditazione significa:
- Mantenere la mente calma
- Mantenere la pace interiore e la forza di concentrazione senza sforzo
- Ottenere una coscienza superiore del mondo che vi circonda
- Vivere il presente senza preoccuparsi del passato o del futuro
- Un viaggio meraviglioso, ricolmo di ispirazione ed aspirazione; non una semplice destinazione.
La meditazione non significa:
- Dormire
- Entrare in uno stato di trance medianica
- Staccarti dalla realtà diventando lunatico
- Identificarti con diversi pensieri e dimenticare chi sei, dove sei o cosa fai lì.
Effetti benefici della meditazione:
- Riduzione dello stress, della tensione; eliminazione della depressione e dell’ansia
- Equilibrio sul piano affettivo
- Rinforzo del sistema immunitario; salute notevolmente migliore
- Senso di unità con tutto quello che esiste; maggiore concentrazione e fiducia in se stessi
- Calma e libertà mentale, ottimismo
- Sentimento di integrazione spirituale nell’armonia della Creazione.
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