Shiva nell’ipostasi di un Mago
dall’insegnante di yoga Gregorian Bivolaru
Se Paramashiva – Coscienza Oceanica e Beatitudine indifferenziata – costituisce la nostra sostanza essenziale, perché non la percepiamo come tale e siamo soggetti all’illusione, alla paura e al dolore, essendo dominati dal corpo e dall’ego?
Questo aspetto nasce perché Shiva è al contempo un Mago, che attraverso la sua forza creatrice e ingannatrice, maya, si nasconde in Se stesso da Se stesso attraverso Se stesso – come il ragno che si avvolge nella propria tela – per compiere il suo prodigioso gioco di incatenamento e liberazione, sia a livello macrocosmico che microcosmico.
Egli si percepisce, quindi, frammentato in innumerevoli esseri creati dall’oblio di sé, poiché generando la molteplicità, si nasconde, celando l’unità. In questo senso, l’iniziata Lalleshvari diceva: “Non esiste né tu, né io, né contemplato, né contemplazione, c’è solo il Creatore dell’Universo, che è nascosto nei cuori di tutti gli esseri, apparentemente perso nell’oblio di sé. Se i ciechi o, in altre parole, gli ignoranti, non ne scoprono alcun significato, i saggi, al contrario, vedendo il Supremo, si fondono estaticamente in Lui “.
Shiva è la Luce Assoluta (prakasha) della Coscienza Divina indifferenziata, che si manifesta nella forma di tutto ciò che esiste. Questa Luce è allo stesso tempo pura beatitudine, in quanto sostiene se stessa, per sua stessa natura. Essendo unica, è totalmente libera, non esistendo nient’altro da cui dipendere. Precedendo lo spazio e il tempo, a cui dà origine, è onnipresente ed eterna.
Contiene tutto, non un atomo può esistere al di fuori di essa. Risiedendo nel cuore di ogni essere nella forma del Soggetto universale (aham o Sé Assoluto), illumina tutta la nostra vita, tutte le manifestazioni psichiche coscienti e ci permette di percepire il mondo esterno. Senza di essa saremmo insensibili, ciechi e nessuna esperienza sarebbe possibile.
Questa è la ragione dell’esclamazione del grande saggio illuminato Utpaladeva: “Per conoscerti non è necessario alcun aiuto, in realtà non c’è ostacolo. Tutto è inondato dal torrente impetuoso, traboccante di infinita beatitudine, della tua eterna esistenza!” (XII.1)
La Realtà Infinita e Suprema in tutta la sua pienezza risplende incessantemente sul mondo e nel mondo, senza mai abbandonare la sua propria natura.
Coscienza, Beatitudine e Amore sono le chiavi di accesso
Anche se in Shiva la libertà suprema, la conoscenza liberatrice, la felicità assoluta e l’amore universale sono tutt’uno, tuttavia, a seconda dell’intima natura dell’aspirante, in lui prevalgono atteggiamenti diversi: l’ineffabile intuizione spirituale dello jnanin (jnana-yogi) che si unisce alla conoscenza e al discernimento, il riassorbimento contemplativo simultaneamente beatifico ed efficace del raja-yogin e l’amore onnipotente del bhakta (bhakti-yogin).
Da questi tre punti di vista affronteremo l’ascesa verso Shiva: attraverso la meditazione e l’estremo raffinamento della coscienza, poi attraverso la piena percezione della Pura Beatitudine e, infine, attraverso l’amore. Questi sono tre modi essenziali per avvicinarsi a Shiva, occultato dall’illusione cosmica (maya).
La luce divina cosciente (prakasha), essendo incolore perché trascende tutti i colori, non è percepita come tale, ma, proiettata attraverso il prisma delle coscienze individuali, si scompone in colori distinti. Dal momento in cui si cerca di comprenderlo attraverso l’intelletto, esso si frammenta in innumerevoli aspetti: “Benché onnipresente, il Sé non si riflette nello specchio imperfetto e instabile dei pensieri, specchio attraverso il quale si riflettono solo gli oggetti dei sensi” , ci dice Abhinavagupta. Qualsiasi esperienza di questo tipo (attraverso la riflessione intellettuale) che potremmo avere relativa a Shiva è quindi deludente. Anche in certe forme di coscienza cosmica (samadhi), Dio non può mai essere percepito come un oggetto da conoscere, ma nell’eternità e attraverso di essa è il Soggetto Supremo. La profonda comprensione della sua essenza può essere raggiunta solo nella piena fusione identificatrice con Shiva stesso.
Il grande saggio e liberato, Abhinavagupta, illustra in altro modo l’ineffabile dello spirituale: “Non si possono distinguere le gocce di pioggia sullo sfondo ininterrotto del cielo limpido, ma si possono chiaramente percepire quando si stagliano su uno sfondo ben definito, come le chiome degli alberi in un giardino o il tetto di un palazzo. Allo stesso modo, il supremo Bhairava, a causa della sua estrema sottigliezza, non può mai essere contenuto nel dominio dell’esperienza cosciente individuale (coscienza limitata). Se l’associazione con un tempo specifico, con un luogo specifico, con una forma, con un movimento, con un’attività, ecc., limita immediatamente la coscienza individuale che sperimenta lo stato di Bhairava, questa associazione non limita né diminuisce nulla dalla vera Coscienza di Bhairava”. Pertanto, per conoscere pienamente Shiva, dobbiamo diventare identici a lui.
“Shiva, la cui meravigliosa essenza è la Luce divina cosciente, libera e sovrana, nel gioco impetuoso della sua libertà, prima cela la propria essenza, poi la rivela in tutta la sua pienezza, d’improvviso o gradualmente. E questa effusione della sua grazia è completamente indipendente!” – Abhinavagupta, Tantrasara (“Essenza dei Tantra”)